Trilussa poesie in romanesco: l’avarizia, il vecchio ricco, ma avaro.
Avarizzia poesia di Trilussa
Ho conosciuto un vecchio
ricco, ma avaro: avaro a un punto tale
che guarda li quatrini ne lo specchio
pe’ vede raddoppiato er capitale.
Allora dice: – Quelli li do via
perché ce faccio la beneficenza;
ma questi me li tengo pe’ prudenza… –
E li ripone ne la scrivania.
Spunti di riflessione
Un aspetto complesso del carattere umano è l’avarizia. Nella poesia di Trilussa l’avarizia è rappresentata da un vecchio ricco, che conduce la sua vita in modo ossessivamente attento al denaro. L’autore mette in luce l’eccessiva attenzione del vecchio alla ricchezza, tanto da contemplare i suoi quattrini allo specchio per percepirli come raddoppiati. Questo dettaglio suggerisce una sorta di ossessione e attaccamento eccessivo al denaro, al punto che la percezione della ricchezza diventa distorta, influenzata da una mentalità avara.
La poesia con l’ironia tipica di Trilussa delinea tutta la meschinità e la doppia natura caricaturale del personaggio, che ipocritamente vuole dimostrare di essere disposto a fare del bene, ma non riesce ad andare oltre al suo limite.
Il fatto che il vecchio riponga i soldi nella scrivania è un gesto simbolico di sicurezza e controllo, come se la scrivania fosse un luogo sicuro in cui custodire la sua ricchezza. Questo comportamento evidenzia ancora una volta la sua natura avara e la paura di perdere ciò che possiede.
La poesia è una critica alla cupidigia e all’avidità, mettendo in evidenza come l’eccessivo attaccamento al denaro possa distorcere la percezione della vita e delle relazioni umane. La dualità del personaggio, tra l’ostentazione di fare del bene e la prudente custodia della ricchezza, aggiunge una dimensione di complessità psicologica alla sua caratterizzazione.
L’avarizia psicologia
L’avarizia è un tratto caratteriale che riflette un attaccamento eccessivo e disordinato al denaro o alle ricchezze, spesso accompagnato da una riluttanza a condividere o a spendere per se stessi o per gli altri. È uno dei sette vizi capitali della tradizione cristiana, ma è presente anche in molte altre filosofie e tradizioni culturali come un comportamento dannoso.
Chi soffre di avarizia può vivere una vita centrata sul denaro, attribuendo a questo un valore sproporzionato rispetto ad altri aspetti della vita come le relazioni personali, il benessere emotivo o la realizzazione personale. Questa attitudine può condurre a una sorta di isolamento emotivo e sociale, poiché il desiderio di accumulare ricchezza può prevalere sulla connessione con gli altri.
L’avarizia può anche influenzare negativamente le decisioni etiche e morali di una persona. La ricerca e la conservazione della ricchezza possono portare a comportamenti scorretti o immorali, come la frode, l’inganno o l’indifferenza verso coloro che sono meno fortunati.
Dal punto di vista psicologico, l’avarizia può riflettere una serie di fattori, tra cui la paura della povertà, un senso di insicurezza, o una mancanza di fiducia nelle proprie capacità di far fronte alle sfide della vita. In alcuni casi, può anche essere collegata a una mancanza di soddisfazione personale, con l’individuo che cerca costantemente nel denaro una forma di compensazione.
Riflettere sull’avarizia può essere importante per considerare il nostro equilibrio nella vita e valutare cosa veramente conta. La ricchezza materiale può certamente portare a una vita più comoda, ma la vera felicità deriva dal coltivare relazioni con gli altri, dalla realizzazione personale e da una connessione più profonda con noi stessi. Superare l’avarizia significa acquisire una prospettiva più equilibrata e integrare valori più ampi nella propria esistenza.