Le spiegazioni del maestro Thich Nhat Hanh sul concetto di reincarnazione e rinascita nella filosofia buddhista.
“Di volta in volta noi dobbiamo abbandonare le nostre percezioni e le nostre nozioni [conoscenze] in favore di percezioni migliori, di una fede migliore. Non possiamo associarci ad una sola nozione, ad un oggetto unico della nostra fede.
All’inizio quindi è possibile che noi crediamo che il concetto di reincarnazione corrisponda all’idea che un’anima entri nel corpo. Possiamo dire che l’anima è permanente e il corpo impermamente. Allorquando ci sbarazziamo di un corpo possiamo entrare nuovamente in un altro corpo.
L’immortalità dell’anima e l’impermanenza del corpo è forse una prima nozione di reincarnazione.
Può darsi che noi cominciamo in questo modo e che iniziamo a chiamarci buddhisti: è accettato da parte di un debuttante. Ma se continuate ad essere buddhisti dovete praticare di più, e l’idea di immortalità dell’anima deve lasciare spazio ad un’altra idea più prossima alla realtà.
Se studiate i sutra, se praticate l’osservazione del vostro ‘spirito’ [vostri stati d’animo, vostra mente, intesa proprio come “mente-cuore”], vedrete che non esiste nulla di permanente nell’insieme dei cinque skanda (aggregati): il corpo, le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza. Tutto cambia costantemente. Non esiste una sola cosa che resti identica per due istanti consecutivi.
Vedete che non solamente il corpo, ma anche l’anima è impermanente, perché anche l’anima è composta da elementi, come le sensazioni, come le percezioni, come le formazioni mentali e come la coscienza. Al di fuori di questi elementi non vi è nulla che voi possiate chiamare “anima”.
L’idea di immortalità dell’anima deve quindi essere rimpiazzata e la vostra comprensione di reincarnazione sarà più prossima alla realtà.
Chiamiamo buddhismo popolare il buddhismo della masse. Ma se continuate, entrate in un altro buddhismo, il buddhismo profondo, ed è il territorio dell’esplorazione [il terreno che esploriamo].
In conseguenza di tale esplorazione siamo più prossimi alla realtà di noi stessi e del Dharma.
L’idea di reincarnazione è ancora là, ma la nostra comprensione è differente.”
Il concetto di rinascita o rimanifestazione nel buddhismo
“Re-in-carn-azione: “carn” è la carne. L’idea consiste nel fatto che vi sia un’anima, un corpo, e l’anima penetra nel corpo. Nel buddhismo noi non utilizziamo il termine reincarnazione ma la parola “rinascita”, questo perché la nozione di reincarnazione implica l’esistenza di un’anima immortale che entra e esce dal corpo e poi entra di nuovo in un altro corpo.
Non esiste niente di simile a questa anima immortale che esce da un corpo per entrare in un altro.
L’utilizzazione del termine rinascita è percepita come qualcosa di inadeguato perché anche la parola “nascita” rappresenta qualcosa che non esiste veramente, se siamo capaci di toccare la realtà della non-nascita e della non-morte. Essere, infatti, non significa che a partire da *niente* diventiamo qualche cosa e che a partire da quel *qualche cosa* ridiventiamo niente quando muoriamo.
Esisto per tanti anni e tutt’a un tratto cesso di esistere: questa è la nozione comune di morte e di nascita. Ma osservando bene ed a fondo ciò che ci circonda vediamo chiaramente che proprio niente funziona così.
C’è un fiore, e noi pensiamo che è qualcosa che viene dal niente.Ma prima della sua nascita il fiore esiste sotto un’altra forma.
Nel buddhismo possiamo trascendere la nozione di nascita e di morte e utilizziamo il termine “RIMANIFESTAZIONE”.
La nascita del fiore è un giorno di rimanifestazione. Il fiore era quindi già lì, sotto una certa forma, ma noi non eravamo capaci di riconoscerlo.
Vishnapti vuol dire manifestarsi in modo tale che le persone possano riconoscere e percepire.
L’idea di manifestazione implica l’idea di una manifestazione anteriore. Questa cosa è sempre là. Se le condizioni sono sufficienti, allora questa cosa può nuovamente rimanifestarsi. E, quando vediamo le cose manifestarsi, diciamo che sono nate, ma in effetti esse non sono nate, ma si sono manifestate. Questo perché essere nati significa essere nati da niente (essere usciti dal nulla). Invece qualcosa esisteva prima che avvenisse la manifestazione.
Le nozioni di nascita, di esistenza, di venire, di comparire sono nozioni che noi applichiamo a una cosa *dopo* che essa si è manifestata. Prima della manifestazione di questo fiore noi non lo vediamo. Allora noi diciamo: il fiore non è ancora nato. E quando invece si manifesta, allora noi diciamo: il fiore è nato, è arrivato.
Essere nato, essere venuto al mondo significa essersi manifestato , allora, quando il fiore – a causa di una mancanza di condizioni necessarie – cessa di manifestarsi noi diciamo che non esiste più.
Quindi tutte le nozioni come la nascita, la morte, l’essere [l’esistere], il non essere [non esistere], venire [arrivare], partire, tutte queste nozioni devono essere trascese.
La realtà è al di fuori di queste nozioni.
Dal momento che studiamo il buddhismo e pratichiamo la visione profonda noi ci liberiamo di tutte queste idee.
Noi abbiamo sempre un credo [fede, credenza, opinione, convinzione-visione, qualcosa su cui fare affidamento] ed essa è istante dopo istante sempre più solida e nessuno può privarcene, perché il nostro credo non è fatto di nozioni, ma di realtà.
All’inizio possiamo credere alla reincarnazione, e grazie a questo credo avete l’impressione di trovarvi su di un cammino [su di una certa strada], ma, quando cominciate a praticare, la vostra idea della reincarnazione cambia.
All’inizio avete l’idea di questa anima immortale che entra in un corpo e che ne esce per poi entrare in un altro. Ma appena osservate profondamente all’interno e all’esterno comprendete che questa nozione è un po’ naïve. Quindi trascendete questa nozione ed anche la vostra fede si sviluppa.
Poiché il credo della vostra fede è basato sull’osservazione veritiera [autentica], voi avrete sempre la vostra fede che continua a portarvi della gioia, e sapete che anche se il vostro credo [opinione] domani cambierà voi non avrete paura perché vi state avvicinando sempre di più alla realtà.
Non vi è alcun pericolo di non avere più un vostro credo [di perdere il vostro sentimento di fiducia o la vostra fede ] perché voi avete deciso di essere uno con la realtà.
Se invece decidete di attaccarvi ad un concetto rischiate davvero di dover poi dubitare e allora, piomberete nel buio dell’assenza di fede e questo è un momento molto difficile da vivere in un’esistenza umana.”
€ 12,00
|
(Fonte: gianfrancobertagni.it - Thich Nhat Hanh, 20 agosto 2001. Insegnamento del 22 dicembre 1994, dato dal Maestro Thich Nhat Hanh al Villaggio dei Prugni (Francia). Dal sito web: buddhaline.net/spip.php?article180)