Un nuovo studio pubblicato su Clinical Psychology Review sfata il mito che “sfogare” la rabbia sia un modo efficace per gestirla.
Che cos’è la rabbia ?
La rabbia è un’emozione intensa e naturale che si manifesta in risposta a una percezione di ingiustizia, frustrazione, minaccia o danno.
Secondo uno studio di Baumeister & Bushman, 2021 , p. 201, “la rabbia è una risposta emotiva a una minaccia o provocazione reale o immaginaria” . Essa può variare dalla rabbia minima alla furia e all’ira intense.
È caratterizzata da una combinazione di stati emotivi, cognitivi e fisiologici, che possono includere:
- Piano emotivo: sentimenti di irritazione, risentimento o collera.
- Piano cognitivo: pensieri di disapprovazione, rimprovero o desiderio di vendetta.
- Piano fisiologico: aumento del battito cardiaco, tensione muscolare, sudorazione e accelerazione del respiro.
La rabbia è una reazione adattiva che può avere una funzione protettiva, ad esempio spingere un individuo a difendersi o a risolvere una situazione percepita come ingiusta. Tuttavia, se non viene gestita in modo appropriato, può trasformarsi in comportamenti distruttivi o aggressivi, con conseguenze negative per sé e per gli altri.
In psicologia, è considerata una delle emozioni primarie, universale tra gli esseri umani e presente anche in molti animali, ma richiede consapevolezza e regolazione per essere canalizzata in modo costruttivo.
La rabbia diminuisce con l’età
Le ricerche indicano che la rabbia diminuisce con l’età, con i livelli più alti tra i 30 e i 50 anni e i livelli più bassi dopo gli 80 anni (Schieman, 1999 ). Inoltre, la teoria della selettività socio-emotiva suggerisce che gli adulti più anziani sono più stabili nelle loro emozioni e sono meno influenzati dagli stress rispetto agli adulti più giovani (Carstensen, 1992).
Mito della catarsi
La teoria della catarsi sostiene che liberare la rabbia, ad esempio gridando o distruggendo oggetti, aiuti a sentirsi meglio. Tuttavia, lo studio meta-analitico dell’Università dell’Ohio, che ha analizzato 154 ricerche e coinvolto oltre 10.000 partecipanti, ha smentito questa idea. Non solo “sfogarsi” non aiuta a ridurre la rabbia, ma può addirittura intensificarla.
Le “stanze della rabbia”, dove si paga per distruggere oggetti, si basano sull’idea della catarsi, ma lo studio le considera inefficaci. Invece, approcci che riducono l’eccitazione fisiologica si dimostrano più utili e possono essere implementati anche senza un terapeuta, ad esempio tramite app o video guida.
Gestione della rabbia
Il dottor Brad Bushman sottolinea che approcci più costruttivi per affrontare la rabbia includono:
- Riflessione e comprensione: capire le cause profonde della propria rabbia.
- Validazione emotiva: riconoscere e accettare le proprie emozioni senza reagire impulsivamente.
La rabbia è accompagnata da un aumento dell’eccitazione fisiologica (battito cardiaco accelerato, tensione muscolare). Se questa eccitazione non viene gestita, può perpetuare la rabbia. Attività che aumentano ulteriormente questo stato, come il pugilato o la corsa, rischiano di essere controproducenti.
Pertanto, bisogna ricorrere ad attività calmanti che promuovono la calma e la concentrazione, come ad esempio:
- Yoga e meditazione.
- Tecniche di respirazione profonda.
- Rilassamento muscolare progressivo.
- Prendersi una pausa o contare fino a 10.
In definitiva, la ricerca sta consigliando di evitare metodi che alimentano la rabbia e di prediligere tecniche calmanti già note per gestire lo stress. Ciò aiuta a trasformare l’energia della rabbia in un’opportunità per riflettere e rispondere in modo più equilibrato.
Secondo i ricercatori, la chiave per gestire la rabbia non è sfogarla, ma calmare il corpo e la mente per affrontare le emozioni in modo più consapevole e costruttivo.