C’è chi suole narrare al primo che incontra ciò che si può confidare solo all’amico, e riversa in qualunque orecchio il peso dei suoi affanni. C’è chi, al contrario, ha paura che anche la persona più cara venga a conoscenza dei suoi segreti e li soffoca nel suo intimo, per tenerli nascosti, se fosse possibile, anche a se stesso. Bisogna evitare l’uno e l’altro eccesso: è male sia il fidarsi di tutti, sia di nessuno; ma direi che il primo difetto è più onesto, il secondo più sicuro. – Seneca (‘Lettere a Lucilio’ – I secolo d.C.)
Spunti di riflessione
La citazione del giorno è tratta dalle ‘Lettere a Lucilio‘ di Seneca. Il filosofo esplora dettagliatamente il tema della fiducia e della gestione delle proprie confidenze, offrendo una riflessione sulla natura umana e il nostro rapporto con gli altri e con noi stessi.
Seneca individua due estremi nel modo in cui le persone affrontano i propri segreti e affanni: da un lato, ci sono quelli che confidano immediatamente a chiunque i loro problemi e pensieri più intimi, e dall’altro, ci sono coloro che si chiudono totalmente, tenendo ogni cosa nascosta, perfino alla persona a loro più cara. Entrambe le tendenze sono descritte come problematiche, ciascuna con le proprie conseguenze.
Il primo tipo di persona, quella che confida i suoi problemi a chiunque, rischia di perdere il controllo sui propri segreti, di essere vulnerabile e, in certi casi, di esporre troppo la propria intimità. C’è un’ingenuità in questa tendenza: fidarsi di chiunque senza discernimento porta a una possibile mancanza di protezione. Nonostanteciò, Seneca osserva che questo difetto è “più onesto”, perché nasce da un desiderio di connessione e di sollievo dal peso che si porta dentro. L’apertura, seppure ingenua, ha una qualità morale di sincerità e fiducia negli altri.
Il secondo tipo, al contrario, nasconde tutto, persino a sé stesso. Questo atteggiamento è certamente più “sicuro”, come dice Seneca, poiché protegge da eventuali tradimenti o giudizi. Però, totale chiusura isola l’individuo, rendendo difficile ogni forma di vera intimità. L’incapacità di confidarsi, perfino con una persona cara, può portare a un’esistenza solitaria e a un costante peso interiore. In un certo senso, questa strategia, per quanto protettiva, soffoca la possibilità di crescita personale e relazionale, perché la condivisione con l’altro è essenziale per liberarsi dai fardelli emotivi.
Quindi, il saggio consiglio di Seneca, è di evitare entrambi gli eccessi, riconoscendo che nessuno dei due estremi conduce a una vita equilibrata. La fiducia cieca può essere rischiosa, ma la totale diffidenza genera un’esistenza fredda e isolata. La virtù sta nel mezzo: scegliere con saggezza a chi confidare i propri pensieri e affanni. Questa riflessione è profondamente stoica, perché invita a un uso ponderato della ragione e della misura in ogni cosa.
Il senso dell’insegnamento di Seneca è una ricerca di armonia interiore e di saggezza pratica nei rapporti umani: saper bilanciare l’apertura e la prudenza è l’approccio migliore.
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