“Ricordati soprattutto che non puoi essere giudice di nessuno. Giacché non può esistere sulla terra giudice di un criminale se quello stesso giudice prima non abbia compreso che egli è un criminale al pari di quell’uomo che gli sta di fronte e che egli stesso è colpevole, forse, più di chiunque altro di quel crimine. Solo quando avrà compreso questo, un uomo potrà diventare giudice. Per quanto possa sembrare assurda, questa è la verità.” – Fëdor Dostoevskij
Spunti di riflessione
Cosa vuole dire Dostoevskij con queste frasi? L’autore si sta riferendo all’aspetto umano del giudizio, ovvero quello in cui un uomo condanna un altro uomo senza conoscere prima se stesso e la natura umana. Certamente queste parole non riguardano l’applicazione della legge lì dove si è in presenza di un reato.
Ecco alcune spiegazioni che possono dare degli spunti per riflettere.
- “Ricordati soprattutto che non puoi essere giudice di nessuno”: Dostoevskij sottolinea l’importanza di non giudicare gli altri e che non dovremmo assumere il ruolo di giudici.
- “Giacché non può esistere sulla terra giudice di un criminale se quello stesso giudice prima non abbia compreso che egli è un criminale al pari di quell’uomo che gli sta di fronte”: prima di poter giudicare un criminale, una persona dovrebbe riconoscere la sua stessa umanità e la sua capacità di compiere azioni sbagliate. In altre parole, nessuno può giudicare un altro essere umano senza riconoscere che anche lui stesso potrebbe commettere errori o avere comportamenti moralmente discutibili.
- “e che egli stesso è colpevole, forse, più di chiunque altro di quel crimine”: l’autore va oltre sottolineando che la persona che giudica potrebbe essere più colpevole o moralmente compromessa del criminale che sta giudicando. Questo è un richiamo alla fragilità della condizione umana e alla nostra tendenza a commettere errori.
- “Solo quando avrà compreso questo, un uomo potrà diventare giudice. Per quanto possa sembrare assurda, questa è la verità”: la frase si conclude affermando che solo quando una persona riconosce la propria umanità imperfetta e comprende che è vulnerabile a commettere errori può essere veramente qualificata a essere un giudice. L’idea qui è che la vera comprensione della natura umana richiede umiltà e autoconsapevolezza.
Dostoevskij vuole evidenziare che il giudizio sugli altri dovrebbe essere esercitato con grande cautela e umiltà, poiché nessuno è immune dall’errore o dalla colpa. Solo quando una persona riconosce la sua stessa imperfezione può veramente comprendere la complessità della giustizia e del giudizio umano.
Volendo analizzare il sistema giudiziario della nostra società odierna possiamo anche affermare che il ruolo del giudice molto spesso è affidato a chi non ha valori etici, né capacità di discernimento o obiettività. La figura è il più delle volte legata a interessi politici e non ha qualità umane tali da poter svolgere questo compito in modo del tutto equanime e senza condizionamenti o coinvolgimenti personali.
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