“Il più delle volte chiamiamo “buio” la luce che i nostri occhi non riescono a vedere. Chiamiamo “dolore” il piacere che non raggiungiamo, “odio” l’amore che non riusciamo a dare, “guerra” la pace che non abbiamo e “avere” tutto ciò che ci impedisce di essere.” – Fëdor Dostoevskij
Spunti di riflessione
La nostra percezione del mondo è influenzata dalla nostra realtà soggettiva. La frase di Dostoevskij esplora come la nostra comprensione e interpretazione delle cose siano spesso limitate e distorte dalle nostre esperienze, emozioni e incapacità di raggiungere certi ideali.
“Il più delle volte chiamiamo ‘buio’ la luce che i nostri occhi non riescono a vedere.”
Il “buio” è metafora del nostro ignorare e si riferisce a tutto quello che ancora non ci è chiaro, che non riusciamo a comprendere e che non conosciamo sia di noi stessi che del mondo esterno. Il buio può anche essere simbolo di un nostro modo ottuso di guardare le cose.
“Chiamiamo ‘dolore’ il piacere che non raggiungiamo.”
Qui, Dostoevskij riflette su come il dolore possa essere visto come il risultato della frustrazione o dell’assenza di piacere. Il dolore non è solo una sensazione negativa, ma anche la mancanza di un’esperienza positiva che desideriamo intensamente.
“Chiamiamo ‘odio’ l’amore che non riusciamo a dare.”
L’odio può derivare dall’incapacità di esprimere o condividere amore. Tale sentimento è visto come una manifestazione distorta di un amore inespresso o represso, trasformato in un’emozione negativa a causa delle nostre limitazioni.
“Chiamiamo ‘guerra’ la pace che non abbiamo.”
La guerra è descritta come l’assenza di pace, qualcosa che desideriamo, ma non riusciamo a realizzare. Questo evidenzia l’idea che la guerra non è solo un conflitto attivo, ma anche una condizione di mancanza di armonia e serenità che aspiriamo a raggiungere.
“Chiamiamo ‘avere’ tutto ciò che ci impedisce di essere.”
Infine, Dostoevskij riflette sulla tensione tra l’avere e l’essere. La nostra ossessione per il possesso e l’accumulo di beni materiali può ostacolare il nostro sviluppo personale e la realizzazione del nostro vero sé. In altre parole, il desiderio di avere cose esterne ci distoglie dalla vera essenza.
Nel complesso, la citazione di Dostoevskij ci dice di guardare oltre le apparenze e di considerare come le nostre percezioni e definizioni delle cose siano influenzate dalle nostre limitazioni interiori. Esorta a una importante riflessione su come trasformare il nostro modo di vedere le cose e superare quei limiti interiori che ci bloccano dal trovare luce, felicità, amore e pace.