La sensazione di sentirsi osservati è molto comune e da anni le neuroscienze cercano di spiegare questo fenomeno. Gli studi hanno mostrato che il cervello percepisce oltre l’attività visiva cosciente, ma non c’è nulla di paranormale.
Cos’è la sensazione di essere osservati?
Molte persone riferiscono di avvertire un formicolio alla nuca quando sentono di essere osservati, spesso senza alcuna prova concreta. Le sensazioni che accompagnano questo fenomeno possono sembrare quasi sovrannaturali: è come se potessi avvertire fisicamente lo sguardo degli altri che ti penetra, anche senza vederli, o come se avessi un secondo paio di occhi dietro la testa.
Questo è il fenomeno è noto come “essere osservati”.
Quando si tratta di essere fissati, come molte altre cose che sentiamo o sappiamo istintivamente, i nostri sistemi rilevano cose che vanno ben oltre il nostro sguardo cosciente.
La sensazione di essere osservati può verificarsi in situazioni comuni, come su un treno affollato, al parco o persino a casa, anche quando non ci sono evidenze visibili di qualcuno che guarda. Non è semplicemente un “sesto senso” né una paranoia; ha radici biologiche.
Il nostro cervello vede oltre lo sguardo cosciente
Il cervello elabora le informazioni visive in modi più complessi di quanto si pensi. Non solo la corteccia visiva (la parte posteriore del cervello) riceve e processa l’informazione visiva, ma almeno dieci aree cerebrali diverse sono coinvolte, ognuna con funzioni specifiche.
Questo vuol dire che il cervello può acquisire informazioni anche quando non siamo consapevoli di averle percepite.
Cecità Corticale e studio di TN
Uno studio del 2013 su un paziente identificato come TN spiega cosa succede a livello neuronale. Il paziente era cortico-cieco, il che significa che la sua corteccia visiva era danneggiata al punto che non riusciva a “vedere” nel senso tradizionale, ma il suo cervello riceveva comunque input dai suoi occhi. In questo studio, a TN sono state mostrate immagini di volti, alcuni che sembravano guardarlo dritto, altri che guardavano di lato. Sebbene TN non riuscisse a spiegare o ad articolare cosa stesse vedendo, gli studiosi hanno osservato, tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI), che l‘attività nella sua amigdala, la parte del cervello che risponde alla minaccia e all’eccitazione, è aumentata quando gli sono state mostrate immagini di volti che sembravano fissarlo.
Ciò che lo studio di TN ci mostra potrebbe spiegare parte della sensazione di “sesto senso” che abbiamo quando siamo osservati: il nostro cervello sta lavorando molto sotto la superficie del nostro sguardo cosciente. Quindi, se stai camminando per strada e hai quella sensazione, è probabile che tu abbia colto altri segnali al di fuori del tuo campo visivo diretto.
Funzioni visive indipendenti
I risultati dello studio suggeriscono che alcune funzioni visive più basilari operano al di fuori della nostra consapevolezza. Ciò significa che il cervello può elaborare informazioni senza che ne siamo coscienti, e che esistono meccanismi innati che ci permettono di riconoscere lo sguardo altrui.
La ricerca ha dimostrato che già a quattro mesi di vita, i bambini possono distinguere tra uno sguardo diretto e uno rivolto altrove, suggerendo che questa capacità è fondamentale per le interazioni sociali.
Evoluzione dell’istinto di protezione
La capacità di percepire lo sguardo altrui è cruciale nelle interazioni sociali, quindi è plausibile che il cervello si sia evoluto per sviluppare meccanismi che garantiscono che non ci sfugga nulla riguardo agli sguardi delle persone intorno a noi.
Questo porta a una forma di consapevolezza sociale che va oltre la semplice osservazione e coinvolge risposte emotive e comportamentali.
E’ molto probabile che la sensazione di essere osservati abbia radici in un istinto di protezione atavico. Questo tipo di risposta potrebbe essere una forma di adattamento evolutivo, sviluppato per garantire la nostra sopravvivenza in ambienti potenzialmente pericolosi.
Evoluzione e vigilanza
I nostri antenati vivevano in ambienti dove essere costantemente vigili era essenziale per evitare predatori o minacce. La capacità di percepire uno sguardo diretto o di essere osservati avrebbe potuto offrire un vantaggio significativo. Anche una minima sensazione di essere fissati avrebbe potuto innescare una risposta di allerta, aiutando a individuare potenziali pericoli e a reagire prontamente.
Sistema di allarme primordiale
Il cervello umano si è evoluto per reagire rapidamente a segnali di potenziali minacce, anche se sottili. Lo sguardo diretto di un predatore o di un avversario rappresenta una minaccia potenziale, e il nostro cervello potrebbe essere predisposto a cogliere inconsciamente questi segnali visivi per proteggerci. Questo è collegato alla risposta “fight or flight” (lotta o fuga), che si attiva quando percepiamo una minaccia.
Ruolo dell’Amigdala
L’amigdala, una delle regioni più antiche del cervello, è coinvolta nella gestione delle emozioni e delle risposte di paura. Come evidenziato dallo studio sul paziente TN, l’amigdala può attivarsi in risposta a stimoli visivi inconsci, come uno sguardo diretto, anche se non ne siamo pienamente consapevoli. Tutto ciò suggerisce che la percezione di essere osservati potrebbe essere parte di un sistema di allarme interno, radicato nelle prime forme di interazione sociale e di sopravvivenza.
Essere osservati non solo dai predatori, ma anche da altri esseri umani, può essere stato importante per evitare minacce sociali, come conflitti o rivalità all’interno di gruppi. La capacità di riconoscere quando qualcuno ci osserva potrebbe aver giocato un ruolo cruciale nel mantenere l’ordine sociale e prevenire confronti indesiderati.
Percezione del campo visivo
Anche se non siamo consapevoli di ciò che accade ai margini del nostro campo visivo, il nostro cervello potrebbe comunque raccogliere informazioni importanti e allertarci di una presenza potenzialmente pericolosa. Questo tipo di percezione periferica avrebbe garantito una protezione aggiuntiva in ambienti naturali dove il pericolo poteva arrivare da qualsiasi direzione.
Studi Storici
Le indagini su questa sensazione risalgono a oltre un secolo fa. Edward Titchener, psicologo di Cornell, nel 1898 descrisse studenti che credevano di poter percepire di essere osservati anche da dietro.
Perché si ha quella sensazione di formicolio? Potrebbe sembrare qualcosa di reale, ma è probabile che sia solo il prodotto della tua fissazione. Il dottor Edward Titchener ha scritto un intero articolo sulla sensazione di formicolio, intitolato “The Feeling of Being Stared At”. In esso, ha respinto l’idea che lo sguardo stesso potesse avere quel tipo di impatto sulla pelle: “Se si pensa intensamente al proprio ginocchio o piede, ad esempio”, ha scritto, “si otterrà una massa sorprendentemente intensa e insistente di sensazioni cutanee e organiche di cui si era precedentemente inconsapevoli”.
L’articolo di Titchener potrebbe essere piuttosto vecchio, ma ha resistito alla prova del tempo; dalla sua pubblicazione nel 1898, molteplici studi hanno testato le affermazioni degli individui su una “sensazione di sguardo” paranormale, e più e più volte l’accuratezza di tale “sensazione di sguardo” è stata sfatata. Potremmo provare un formicolio, ma la fonte del formicolio deriva dalla convinzione di essere osservati, non dall’osservazione in sé; è qualcosa che avviene attraverso l’immaginazione.
Ricerche più recenti hanno cercato di esplorare questa idea scientificamente, ma i risultati sono stati contrastanti.
Esperimenti e Risultati
Un esperimento condotto da Coover nel 1912-1913 all’Università di Stanford non ha trovato prove significative che supportassero l’esistenza di una percezione di “sguardo remoto”.
Altri studi hanno mostrato risultati incoerenti, alcuni suggerendo che esistano prove a favore, mentre altri non hanno trovato alcun effetto.
La variabilità nei risultati degli studi può essere attribuita a diversi “effetti dell’esperimentatore”, dove il modo in cui viene condotto uno studio può influenzare i risultati.
La ricerca sul paranormale è complessa, e le piccole evidenze possono essere facilmente influenzate da fattori esterni.
Sentirisi osservati secondo l’interpretazione psicologica
Harriet Dempsey-Jones suggerisce che la sensazione di essere osservati potrebbe derivare da pregiudizi inconsci e dinamiche sociali.
La nostra interpretazione dei segnali visivi può portare a una falsa conferma della sensazione di essere osservati.
Conclusioni
Dopo oltre un secolo di indagini, la sensazione di essere osservati sembra essere più un riflesso della nostra psicologia piuttosto che una vera capacità extrasensoriale.
La sensazione di essere osservati potrebbe derivare da un antico meccanismo di protezione, sviluppato per garantire la nostra sopravvivenza in un ambiente ostile. Anche se oggi non dobbiamo più affrontare minacce come i predatori, il cervello conserva questi sistemi di allarme atavici, che potrebbero attivarsi ogni volta che percepiamo, consciamente o inconsciamente, uno sguardo diretto o una possibile minaccia sociale.
A livello psicologico, potrebbe essere una manifestazione di paranoie o ansie interiori piuttosto che una realtà oggettiva.
Quindi, la percezione di essere osservati è probabilmente radicata sia in aspetti evolutivi che in meccanismi psicologici umani, piuttosto che in capacità paranormali o extrasensoriali. La nostra mente gioca un ruolo cruciale nel come interpretiamo le interazioni sociali e i segnali esterni, portandoci a sentirci osservati anche in assenza di prove tangibili.
(Fonti consultate: thecut.com; focus.it)