È dai falliti e dagli sconfitti di una civiltà che se ne possono meglio giudicare le debolezze. – Doris May Lessing
Spunti di riflessione
Se vogliamo capire quali sono i punti deboli della nostra civiltà e società dovremmo guardare dalla prospettiva di chi ha fallito. Questo è un modo molto interessante di valutare l’evoluzione sociale ed è quello su cui la frase di Doris May Lessing ci invita a riflettere.
Infatti, gli individui che non hanno “trionfato” all’interno di una civiltà fanno emergere i veri problemi che stanno ancora alla base del nostri sistema. Le società tendono a celebrare i vincitori e gli individui di successo come modelli da seguire, ignorando o sottovalutando coloro che sono considerati “falliti” o “sconfitti”. Invece, Doris May Lessing ci suggerisce che è proprio da questi ultimi che possiamo ottenere una visione più chiara delle debolezze strutturali, etiche e morali di una civiltà.
Chi sono i “falliti” e gli “sconfitti”? Sono coloro che subiscono le ingiustizie o che, per vari motivi, non riescono ad adattarsi alle aspettative della società. Le loro esperienze possono rivelare falle nascoste nel sistema che i “vincitori” potrebbero non percepire o ignorare. Essi vivono sulla propria pelle le contraddizioni, le disuguaglianze e le rigidità di un sistema, offrendo uno sguardo più critico e disincantato sulle sue imperfezioni.
In questo senso, i fallimenti non sono solo individuali, ma anche sociali: una società che crea sconfitti non può essere considerata pienamente riuscita. La loro testimonianza diventa un’importante lente critica attraverso cui valutare la salute di una civiltà, le sue ingiustizie e le sue debolezze.
Questa riflessione ci incoraggia a riconsiderare la nozione di successo e fallimento, suggerendo che l’analisi della società non dovrebbe provenire solo da chi ne beneficia, ma anche da chi ne è escluso.