Se vuoi sentirti sicuro, comincia pensando che non lo sarai mai. Che non esiste alternativa al flusso continuo di vita e morte, gioia e dolore, ascesa e caduta. Ne fai parte, felicemente se lo accetti, tristemente se ti opponi. Ma hai perso in partenza, perché stai combattendo avversari molto più forti di te: il destino, il corso dell’esistenza, il tempo.
Non devi arrenderti, devi soltanto cambiare strategia. Assumere la forma dell’acqua e non quella della pietra.
Tutti i muri si sgretolano, prima o poi. Il fiume va. E va al mare.– Gabriele Romagnoli, “Solo bagaglio a mano”
Spunti di riflessione
La citazione tratta dal libro ‘Solo bagaglio a mano’ di Gabriele Romagnoli si addentra in una riflessione sull’accettazione dell’impermanenza della vita e sulla necessità di adattarsi al flusso continuo dell’esistenza.
Romagnoli parte da un principio di insicurezza inevitabile: “Se vuoi sentirti sicuro, comincia pensando che non lo sarai mai.” La sicurezza, spesso ricercata nelle routine e nelle certezze, viene qui negata come condizione permanente. Anzi, l’autore ci suggerisce che proprio la consapevolezza della sua impossibilità è il primo passo verso una saggezza più profonda.
Il cuore della riflessione si concentra sull’alternanza inevitabile di opposti — vita e morte, gioia e dolore, ascesa e caduta. Questa ciclicità non è qualcosa che si può evitare o controllare. L’idea che “hai perso in partenza” non è da intendersi come un invito al pessimismo, ma una presa di coscienza rispetto all’idea di poter vincere contro forze immani come il tempo, il destino o il corso dell’esistenza.
L’opposizione a queste forze porta inevitabilmente sofferenza, come dice la frase: “Ne fai parte, felicemente se lo accetti, tristemente se ti opponi.” Il segreto, quindi, non sta nel combattere tali forze, ma nel cambiar strategia: diventare flessibili e adattabili, come l’acqua, anziché rigidi e resistenti come la pietra. L’acqua è un simbolo perfetto di adattabilità: non combatte i muri, ma li erode con il tempo; non si oppone alle rocce nel suo cammino, ma le aggira. La pietra, invece, si spezza con il tempo e si consuma.
L’immagine finale del fiume che va al mare rappresenta l’ineluttabilità della vita, che procede nonostante tutto verso la sua meta naturale. Tutto ciò che ci circonda — dalle difficoltà ai successi, dalle gioie ai dolori — è destinato a passare, proprio come l’acqua di un fiume. Opporsi a questo flusso equivale a vivere nella sofferenza, mentre accettarlo e fluire con esso porta a una sorta di pace interiore.
Ecco che la strategia vincente diventa quella di accettare l’incertezza e l’impermanenza della vita, non come segni di debolezza o sconfitta, ma come occasione per trasformarsi.