L’importanza della presenza mentale nella vita quotidiana – Thich Nhat Hanh.

Estratto dal libro “Camminando con il Buddha – Zen e Felicità” del maestro Thich Nhat Hanh.

Rivendicare la nostra sovranità

“Per me la presenza mentale è la nostra prima possibilità reale di essere liberi, di avere libero arbitrio. In uno stato di dispersione, la nostra mente non è unificata con il corpo: ci possiamo trovare qui con il corpo, mentre la mente si trova nel passato, o nel futuro, prigioniera della rabbia, dell’ansia, dei progetti. In questo caso mente e corpo non sono insieme.

Con il respiro consapevole, dunque, riportiamo la mente al corpo. In inglese si usa dire “pulling us together”, che significa “tirarsi insieme”, “raccogliersi”. “Raccogliersi” significa portarsi al proprio stato migliore, recuperare la padronanza di sé. E lo sapete bene, quando riuscite a riprendervi e a recuperare la centratura avete in voi una certa dose di consapevolezza e di concentrazione. Vi siete pienamente stabilizzati nel “qui e ora”, consapevoli di ciò che sta accadendo; non siete più vittime delle circostanze, che si tratti della vostra condizione fisica, della condizione della vostra coscienza mentale o di quella del vostro ambiente.

Per questo è tanto importante la consapevolezza: perché può aiutarci a prendere coscienza di ciò che sta accadendo; perché può aiutarci a dare inizio a qualcosa; perché può aiutarci a riprenderci, a rivendicare e recuperare la sovranità su noi stessi.

Con la consapevolezza smettiamo di essere vittime delle energie dell’abitudine. Non si tratta di combatterle dentro di noi, si tratta piuttosto di prenderne consapevolezza e di abbracciarle delicatamente. Con la pratica della consapevolezza del respiro prendiamo coscienza che sta sorgendo questa o quella energia dell’abitudine; possiamo dire a noi stessi: “Cara energia dell’abitudine, cara vecchia amica, ti conosco fin troppo bene; mi prenderò cura di te.” Con questo tipo di presenza mentale conservi la tua libertà, smettendo di essere una vittima delle abitudini; e sai utilizzare le svariate condizioni in cui ti trovi per rafforzare la tua presenza mentale: una comunità che a sua volta la pratica, il suono della campana, la meditazione camminata sono tutti elementi di sostegno.

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Imparare dal passato con la presenza mentale

Con la coscienza mentale e con la pratica della presenza mentale possiamo riportare il passato al presente. Sempre restando stabili nel momento presente, senza perderci nel passato, possiamo riportare il passato al presente per dargli un’occhiata, per osservarlo e studiarlo. Una volta che sei ben assestato nella presenza mentale puoi passare in rassegna le cose che sono successe in passato: “Ogni volta che facevo questo ne risultava quello o quell’altro”; ti rendi conto dell’azione della legge di causa ed effetto, il che aiuta la coscienza mentale a imparare dal passato.

Imparare dal passato ci darà la libertà, elemento che contribuisce a farci prendere buone decisioni, decisioni che ci aiuteranno a non soffrire nel presente e neppure nel futuro. La coscienza mentale può aiutarci a imparare qualcosa sul passato e sul futuro, perché qui e ora abbiamo ancora il futuro a disposizione. Sappiamo però che il futuro sarà determinato solo dal momento presente: la sostanza di cui è fatto il futuro è il momento presente; per questo, osservando in profondità il presente, vediamo già il futuro. Se adesso c’è pace, armonia, retto sforzo e presenza mentale, sappiamo che il futuro sarà buono; se invece nel presente siamo solo vittime delle nostre energie dell’abitudine, sappiamo che il futuro non sarà poi tanto buono: possiamo vedere il futuro fin da ora. In questo modo la presenza mentale può rivelarci non solo il momento presente, ma anche il passato e il futuro.

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Pensiamo per esempio a un professionista che non si sente in pace con se stesso e dunque quando partecipa a una riunione se lo si provoca esplode con rabbia. Un giorno qualcuno gli dice: “Riprovaci ancora, ci riuscirai”; lui però rifiuta di provarci perché sa per esperienza che finisce per reagire malamente ogni volta che siede in riunione coi colleghi; è convinto di essere fatto così, e basta. L’amico però gli dice: “Io ti starò accanto, e questo farà la differenza. Ti terrò la mano; quando sentirai che la stringo torna alla consapevolezza del respiro e non dire più niente”. Così l’amico lo allena, prima della riunione, e poi lo accompagna. Per tutto il tempo della riunione tiene l’altro per mano; nel momento in cui si verifica la solita situazione di conflitto, gli stringe la mano.

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L’altro conosce già la pratica di respirare in consapevolezza, dunque si mette a praticare l’inspirazione e l’espirazione consapevoli, evitando di dire alcunché. E’ la prima volta in vita sua, forse, che non dà in escandescenze durante una riunione, perché nella sua vita sta entrando un nuovo elemento: la presenza mentale.

L’amico che l’aiuta ha praticato la gentilezza amorevole: l’ha visto soffrire e gli ha dato sostegno; è una persona che si trova in una condizione di risveglio, di cambiamento. Il Buddha, i bodhisattva e tutti coloro che praticano la compassione e la comprensione cercano sempre di mettere le persone in condizioni di lasciarsi aiutare, così da poter intervenire efficacemente nella nostra vita.

A volte a fornirti le condizioni per il risveglio sei tu stesso, altre volte è un amico; il cambiamento può arrivare dall’interno o dall’esterno, ma viene, dando a tutti noi la possibilità di esercitare il libero arbitrio.”

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