Si narra di un incontro fra un lupo e un agnello che discorrono sotto lo stesso cielo…
(Sulla riva di un ruscello, un lupo si disseta, quando nota un agnello che beve poco più a valle. Il lupo lo osserva con un ghigno divertito e gli rivolge la parola.)
Lupo: Dimmi, piccolo agnello, non ti sembra ingiusto il mondo? Qui io comando, io scelgo, io decido chi vive e chi perisce. Tu invece tremi e speri che la vita ti risparmi. Come puoi sopportare una sorte simile?
Agnello: Il mondo è quello che è, lupo. Il cielo si stende sopra di noi allo stesso modo, sia che tu sia forte, sia che tu sia debole. Ma non è il cielo che fa la differenza, è il cuore di chi lo guarda.
Lupo: Ah! Sei ingenuo. Io vedo il mondo per quello che è: una lotta continua, il forte che prevale, il debole che soccombe. Se vuoi sopravvivere, devi cambiare il cielo sotto cui vivi, cercare un rifugio sicuro, sfuggire a quelli come me.
Agnello: Eppure, lupo, tu hai corso per boschi e valli, hai dominato la foresta e hai visto mille orizzonti… ma dimmi, il tuo animo è mai cambiato? Hai mai trovato pace?
Lupo (sorpreso, aggrotta la fronte): Pace? Che sciocchezza. Pace non esiste, solo la fame, il desiderio, il bisogno di conquistare.
Agnello: Ecco, vedi? Io potrei fuggire, potrei cercare pascoli più verdi, ma se nel mio cuore portassi la paura, non sarei mai al sicuro. Allo stesso modo, tu potresti conquistare ogni bosco, ogni montagna, ma se dentro di te c’è solo fame, mai sarai sazio.
Lupo (riflette, poi scuote la testa e ride amaramente): Ah, piccolo agnello, il tuo è il pensiero di chi non ha scelta. Io invece devo essere ciò che sono. E ciò che sono è fame, è caccia, è dominio.
Agnello: E se fosse solo l’abitudine a dirti chi sei? Se dentro di te, in fondo in fondo, ci fosse spazio per qualcosa di diverso?
Lupo (tace per un momento, poi alza lo sguardo al cielo, osservandolo come se non l’avesse mai visto davvero. Dopo un lungo silenzio, sbuffa e si volta): Ah, sciocchezze… sciocchezze di agnello.
(Il lupo si allontana, ma nel suo passo sembra esserci, per la prima volta, un’ombra di esitazione.)
