Chi riconosce il pericolo e non cerca di evitare il rischio, non ha motivo di lamentarsi delle conseguenze. – Pensiero del Giorno Blog
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Spunti di riflessione
Quando riconosciamo il pericolo e decidiamo di non fare nulla per evitarlo, stiamo in realtà facendo una scelta, una scelta che porta con sé la responsabilità delle conseguenze. Non possiamo poi lamentarci del fato, perché in quel preciso momento abbiamo deciso di restare nella nostra zona di comfort, evitando il risveglio.
La vita ci offre continuamente occasioni di crescita, ma solo chi è davvero pronto ad affrontare il pericolo con consapevolezza può evolversi. Ogni volta che scegliamo di ignorare un rischio, ogni volta che preferiamo restare nella nostra paura o nell’inerzia, stiamo rinunciando alla possibilità di trasformarci. È facile cadere nella tentazione di pensare che le difficoltà siano esterne, che siano qualcosa dovuto a un destino capriccioso. Ma la realtà è che siamo noi a permettere che queste difficoltà ci sovrastino, non perché siano inevitabili, ma perché non ci siamo mai realmente messi in gioco.
Molte volte cadiamo nella debolezza di ignorare i segnali che ci indicano il pericolo, e corriamo verso ciò che sappiamo non essere sano per noi, spinti dalla nostra incoscienza e da qualche motivazione interiore, qualche impulso o desiderio più forte di noi. Eppure, ogni volta che decidiamo consapevolmente o inconsapevolmente di ignorare la saggezza interiore, siamo responsabili delle conseguenze che ne derivano. Non possiamo poi lamentarci, non possiamo riversare la colpa sul destino o sugli altri, perché siamo noi i principali artefici del nostro cammino.
Ciò che ci succede è sempre una risposta diretta a ciò che scegliamo di fare. Se vedo un pericolo e lo affronto con incoscienza, se invece di fermarmi a riflettere decido di entrare in una situazione che so essere dannosa, non posso poi piangere sulle ferite che mi infliggo. L’ego, in questi casi, si fa beffe di noi, cercando di dare la colpa a tutto e a tutti tranne che a se stesso. Eppure, è proprio l’ego che ci porta a compiere queste scelte. La sua forza è nel nasconderci la realtà delle cose, facendoci credere che possiamo sfidare le leggi della vita senza subirne le ripercussioni.
La consapevolezza, invece, ci obbliga a riconoscere che ogni nostra azione, ogni nostra scelta, ha delle ripercussioni. Quando scegliamo di agire incautamente, quando ci lasciamo guidare dall’impulsività e dalla superficialità, dobbiamo essere pronti ad affrontare il conto che arriverà. E non possiamo chiamarlo “destino” o “sfortuna”, perché la sfortuna non è mai cieca: è la nostra mente che, attraverso la sua inconsapevolezza, ci fa agire contro noi stessi.
Ogni situazione difficile che ci si presenta non è altro che uno specchio di ciò che abbiamo scelto di fare. In questo processo, il vero risveglio arriva quando iniziamo a comprendere che non possiamo più incolpare le circostanze, gli altri, o la vita stessa. Se vedo il pericolo e vado incontro ad esso con incoscienza, sono io il primo responsabile. Non posso chiedere compassione, non posso aspettarmi che qualcun altro risolva i miei errori. Solo la consapevolezza può aiutarci a fermarci prima di agire impulsivamente, a scegliere con discernimento, a riconoscere che ogni azione porta con sé una lezione.
Chi è causa dei propri mali deve imparare a piangere se stesso non in senso vittimistico, ma come atto di consapevolezza. Il pianto non è per lamentarsi, ma per riconoscere che è arrivato il momento di smettere di fuggire dalla verità. Quando finalmente ci fermiamo a guardare la nostra parte più profonda, quella che ci ha portato a compiere scelte sbagliate, possiamo cominciare a trasformare il nostro destino. Non perché cambieremo il passato, ma perché impareremo a prendere decisioni più sagge, a non ignorare i pericoli quando li vediamo, a camminare con consapevolezza, affrontando la vita con la responsabilità che ci spetta.
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