Favola con morale di vizi e virtù: la vanagloria e il giusto merito
La formica e la mosca
[La favoletta esorta a non fare nulla che non sia utile.]
La formica e la mosca disputavano con accanimento chi di loro due valesse di più. La mosca cominciò per prima così: «Puoi tu paragonare la tua gloria alla mia? Mi soffermo tra gli altari, vado girando per tutti i templi; quando si fanno sacrifici, assaggio per prima le viscere offerte
agli dèi. Sto posata sulla testa del re quando mi pare e assaporo i casti baci delle matrone. Non lavoro affatto e godo delle cose migliori. Quale privilegio simile a questi ti capita mai, rozza villana?»
«Certo vivere con gli dèi è motivo di vanto, ma per chi è invitato, non per chi è inviso. Frequenti gli altari? Sì, ma sei cacciata non appena vi giungi. Parli dei re e dei baci delle matrone? Arrivi al punto di vantarti di una cosa che il pudore dovrebbe nascondere. Non lavori affatto? Per questo, quando hai bisogno, non hai nulla. Io, quando ammucchio con zelo il grano per l’inverno, ti vedo lungo i muri nutrirti di sterco. In estate mi provochi, quando è inverno, taci. Quando il freddo ti rattrappisce e ti costringe a morire, io sono accolta, sana e salva, da una casa ben fornita. Ora basta. Senza dubbio ho rintuzzato la tua boria».
La favoletta distingue due tipi di uomini: quelli che si bardano di falsi meriti e quelli il cui valore rivela un motivo fondato di gloria.
(Favola di Fedro)
(Fonte immagine: National Galleries Scotland)
Morale della favola
Questa favola di Fedro intitolata “La formica e la mosca”, attraverso un dialogo di confronto tra due creature con stili di vita opposti, illustra una lezione morale sulla vera natura del valore e della gloria.
La mosca rappresenta coloro che ostentano falsi meriti. Essa vanta il suo accesso a luoghi prestigiosi come gli altari e le teste dei re, e la sua capacità di godere dei piaceri senza lavorare. Tuttavia, la sua vanteria è superficiale. La mosca è indesiderata e viene cacciata non appena appare, e la sua vita di ozio la lascia senza risorse nei momenti di bisogno.
La formica, al contrario, incarna coloro il cui valore si basa su meriti reali e solidi. Essa lavora duramente durante l’estate per accumulare provviste per l’inverno, e la sua diligenza e previdenza le permettono di sopravvivere e prosperare quando arrivano i tempi difficili. La formica critica la mosca per il suo vantarsi di comportamenti che dovrebbero essere fonte di vergogna piuttosto che di orgoglio, sottolineando che il vero valore risiede nel lavoro, nella preparazione e nella lungimiranza.
In conclusione, la morale di questa simpatica favola è di distinguere chiaramente tra chi si adorna di apparenti onori senza sostanza ed è afflitto dalla vanagloria, vanità e megalomania e chi, attraverso il lavoro e la dedizione, guadagna una gloria fondata su meriti concreti.
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Tale insegnamento è particolarmente rilevante nel contesto sociale, dove spesso l’apparenza e la superficialità possono essere erroneamente scambiate per vero valore, mentre il duro lavoro e la perseveranza sono le qualità che realmente portano a una vita stabile e rispettabile.