Il lavoro su se stessi insegnamenti di Gurdjieff: stati d’animo ed eventi esterni.
Tratto da: “Commentari Psicologici sull’insegnamento di Gurdjieff e Ouspensky” – Volume 1 – Maurice Nicoll
“Notate la differenza che esiste tra la nostra vita e la vita in generale? Che cosa si vuole dire con il termine la mia vita, come quando si dice: ”la mia vita è stata una vita felice” o “la mia vita è stata sfortunata”? Vuol dire che le cose esterne furono gradevoli o no, o che le cose interiori, che i propri stati d’animo e sentimenti furono gradevoli o no? Sarete d’accordo con me che a volte una persona che gode di una buona situazione esterna nella vita con sufficiente denaro e altolocato, e che non subisce nessuna sofferenza, ecc., è sfortunato e miserabile, e invece una persona che si trova in circostanze molto diverse ed anche avverse è molte volte tutto il contrario.
Esaminiamo questa situazione più dettagliatamente. Cos’è la nostra vita? Questa cosa di cui parliamo con tanta volubilità senza renderci conto di cosa è la realtà? Quanta gente desidera parlare gratuitamente della storia della sua vita? A cosa si riferiscono in realtà? Parlano di eventi di altra gente, di cose esterne.
Ma la nostra vita consiste di due cose distinte, che attraverso l’osservazione di sé debbono comprendersi. La nostra vita non consiste soltanto di eventi, ma anche di stati. Gli stati sono interiori e gli eventi esteriori. Gli stati sono stati di se stessi, cioè, stati interiori così come il malanimo, l’abitudine di preoccuparsi, l’animo di essere timorosi e superstiziosi, avere presentimenti, avere depressione, da una parte, o, dall’altra, stati migliori, stati di felicità, stati di gioia e misericordia. Sono dentro di noi – cioè, tutti gli stati sono stati di se stessi. Gli eventi sono esterni e ci portano fuori. Orbene, lo stato interiore può corrispondere ad un evento esterno, o può essere provocato da se stessi o non avere nessuna relazione con noi stessi.
Stati d’animo ed eventi sono due cose differenti
“Ma prima di tutto è essenziale comprendere che gli stati e gli eventi sono due cose differenti, prima di pensare in che modo si relazionano tra loro.
Prendiamo, per esempio, un piacevole successo. Per caso il suo stato interiore corrisponde a questo successo? Potete forse dire che quando arriva l’evento esteriore il suo stato interiore le corrisponda? Sa che non deve succedere qualche evento spiacevole e lo sta sperando. Potete dire che quando invece accade, il suo stato d’animo è pronto ad accoglierlo in modo gioioso? O ammettete che, anche se l’evento si presenta nel modo in cui si sperava, spesso manca sempre qualcosa? Che cos’è che manca?
Ciò che manca è il corrispondente stato interiore che deve combinarsi, per così dire, con l’evento esterno che si aspettava con tanta impazienza. E, come tutti voi probabilmente sapete, in generale l’evento che non si sperava assolutamente è quello che ci offre i nostri migliori momenti.”
Corrispondenza fra stati d’animo interiori ed eventi esterni
“Ora esaminiamo questa idea: la corrispondenza degli stati interiori con gli eventi esterni. A meno di stare in uno stato appropriato non è possibile combinarlo correttamente con l’evento felice. Senza dubbio la gente, pensando alla propria vita, tende a credere che è fatta solo di eventi esterni e che se un certo numero di eventi esterni di un tipo o di un altro gli sarebbero successi, la sua vita sarebbe stata sfortunata. Ma la capacità di una persona per la vita dipende dal suo sviluppo interiore, dalla qualità dei suoi stati interiori. Perché internamente, in ciò che riguarda i nostri stati, c’è l’apparato per vivere, e se questo apparato, per esempio, è oppresso dall’autocommiserazione e le preoccupazioni ed altre emozioni negative, non importa quanto gli eventi esterni siano piacevoli, niente può procedere con facilità, semplicemente perché l’apparato per vivere – cioè, la persona in se, – è completamente incapace di combinarsi in maniera piacevole con tali eventi che, provenienti dalla vita esterna, potrebbero procurargli piacere e felicità. Una persona pensa di compiere un viaggio all’estero, e quando questo avviene, è un evento. Ma si può essere così meschini, così preoccupati per le piccole cose senza importanza, ecc,. che tutto il viaggio non è esente da disastri. E in tal caso il colpevole è lo stato interiore dell’uomo.
Per questo se noi ci domandiamo in chemcosa consiste la vita, non possiamo dire che consiste semplicemente di eventi, e che consiste di molti gradi di stati. Supponiamo che un uomo, il cui principale piacere è di essere pessimista e melanconico, ci dice che la vita è un brutto affare, e non merita di essere vissuta. Si suppone per caso che ciò scaturisca da un insieme di eventi appropriati o agli stati interiori dell’uomo? Si può credere che invitandolo ad una festa divertente lo si farà cambiare? L’infermità sta nell’uomo stesso e tutti i giorni scorgiamo gente che vede la propria vita e quella degli altri in modo miserabile a causa dei loro perversi stati interiori.
Orbene, nell’osservazione di sé, è necessario distinguere tra gli eventi esterni e gli stati interiori e osservare in quale parte si è situati, se in relazione con lo stato interiore o inclinati nell’evento esterno.
Gli eventi esterni sono di qualsiasi tipo. La vita esterna non è un morbido foglio di carta sul quale si striscia come formiche. È piena di monti e di valli, di buon tempo e di cattivo tempo. Questa è la natura della vita, ma, come regola generale tutti gli avvenimenti che riteniamo eccezionali, oppure sfortunati, sono le malattie, la guerra, ecc. La vita è un insieme di avvenimenti diversi che succedono in maggiore o minore scala, e vanno verso l’uomo, e ogni avvenimento ha una sua natura speciale. E gli stati interiori sono essi stessi di classi distinte.”
Bisogna lavorare sugli stati d’animo interni
“Tutto il lavoro personale si riferisce agli stati interni e già avete sentito parlare degli stati sbagliati che bisogna modificare e non identificarsi ad essi. Se voi lavorate su questi stati sbagliati e cercate di separarvi da essi, allora gli avvenimenti sgradevoli della vita non vi toccheranno, per così dire, con tanta facilità, e non leveranno la vostra energia.
Gli eventi sono influenze che cambiano continuamente nelle sue variabili combinazioni; alcuni sono migliori di altri, ma in questo livello inferiore dell’universo in cui viviamo, tutti devono accettarli coscientemente sebbene alcuni di essi siano molto brutti (pericolosi) ed è necessario non identificarsi con essi in nessun modo. Di ciò che è stato appena detto, resta chiaro che si deve considerare la vita come una successione di stati interiori, e una vera storia della nostra vita deve essere una storia di questi stati e specialmente delle nostre emozioni negative. Tuttavia vivere in questo grande mondo interiore accessibile ad ogni persona soltanto attraverso l’osservazione di sé e sempre invisibile agli altri è il peggior crimine che si possa commettere. Perciò questo lavoro inizia con l’osservazione di sé e alla scoperta degli stati sbagliati in se stessi e con il lavoro di contrastarli.
In questo modo la vita interiore si purifica e siccome essa attrae la nostra vita esterna, dovuto al cambiamento del nostri stati interiori, il non alimentarne uno ed alimentando l’altro, alteriamo allo stesso tempo non solo la relazione con gli eventi provenienti dall’esterno ma persino la natura della avvenimenti che ci capitano ogni giorno. Solo così possiamo cambiare la natura degli avvenimenti che ci capitano. Non possiamo cambiarli direttamente, ma possiamo cambiarli solo cambiando gli stati, cioè, cominciando a mettere ordine nella disordinata casa in cui abitiamo.
Non sono gli eventi quotidiani che hanno importanza come l’aver perso qualcosa o che qualcosa è andata storta o che qualcuno si sia dimenticato di noi, o ci abbia parlato sgarbatamente ma solo la reazione a tutto ciò, cioè, in quale stato di voi siete, perché è lì che nasce la vera vita e se i vostri stati interiori sono appropriati nulla nello scorrere degli eventi esterni può nuocervi.
Si tratta poi di distinguere come esercizio per vivere più coscientemente, tra gli stati interiori e gli eventi esterni, e cercare di confrontarsi con qualsiasi evento esterno, dopo averne osservato la natura, con la disposizione interiore appropriata, con lo stato appropriato. Se non può, rifletta su di esso.
In primo luogo si cerchi di definire la natura dell’avvenimento ed osservi se questo tipo di evento accade spesso e cerchi di esaminarlo più dettagliatamente in termini come “Questo si chiama arrivare tardi” o “Questo si chiama perdere le cose” ”Questo si chiama ricevere brutte notizie” o “Questa si chiama una brutta sorpresa” o “Questo si chiama lavoro duro” o “Questo si chiama essere malato”. Incomincia con questo modo semplice e subito si vedrà quanto sono diversi gli avvenimenti personali e come la nostra vita esterna è sempre cangiante, e ciò che non si può fare un momento si può fare in un altro. Perché gli eventi all’inizio si assomigliano e chiudono delle porte. Allora si sarà capaci di vedere, nei riguardi dei piccoli avvenimenti della vita quotidiana, che essi furono provocati parzialmente da noi stessi, e che i fatti sono accidentali, e così via.
Dunque, riflessione sul proprio stato e con quale stato si affronta qualsiasi evento particolare e se questo stato è lo strumento appropriato che si deve usare, il biglietto giusto che si deve offrire, il metodo idoneo che si deve impiegare per questo fatto. Nei riguardi di molti avvenimenti è giusto imparare ad essere passivi, per esempio, non reagire in assoluto, non fare nulla. Ma la passività esige una forte attività interiore di coscienza, per impedire che qualche reazione meccanica arrivi quando l’evento, entrando come un’impressione meccanica, tocchi il meccanismo puramente associativo della mente e il sentimento che erroneamente consideriamo noi stesso.”
(Fonte: Commentari Psicologici Volume 1 - Maurice Nicoll)