Riflessione
La fame fa uscire il lupo dal bosco, e così accade all’uomo che, stretto dalla miseria, si spinge oltre il lecito, oltre il giusto, perché la necessità non ha padroni e il ventre vuoto non conosce vergogna. Non è forse così che il contadino si piega sotto il peso della terra che non gli appartiene? Che il povero marinaio sfida la tempesta perché il pane non si regala? Che il bracciante va a offrire le sue braccia come bestia da soma per pochi centesimi?
È la legge della vita, quella che schiaccia i deboli sotto il tallone dei forti, e chi è affamato non ha più né prudenza né paura: diventa come il lupo, scorda il freddo, scorda la notte, e si spinge dove non oserebbe, perché sa che restare nel bosco significa morire. Così vanno le cose: chi ha fame diventa audace, e l’audacia lo porta fuori dalla tana, lo spinge alla lotta, a cercare un destino migliore, fosse anche col rischio di perdersi.
Ma la società non perdona chi si ribella alla sua sorte. Il lupo affamato che esce dal bosco viene braccato, cacciato, maledetto. L’uomo che osa alzare la testa per cercare più di quanto gli è concesso viene additato, scacciato, punito. Eppure, la fame non conosce ragione, e quando la miseria stringe il cuore come una morsa, anche il più docile diventa fiera.
Così è stato e così sarà sempre, finché ci saranno uomini nati per soffrire e uomini nati per comandare.