Riflessione
Il vento è l’archetipo del mutamento, il soffio vitale che spazza via le illusioni dell'Io quando esso si irrigidisce in una posizione inflessibile. Piegarsi al vento non è cedere alla passività o all'annullamento del Sé, ma accogliere la trasformazione come parte essenziale del processo individuativo.
L’uomo che si spezza è colui che si identifica esclusivamente con un’immagine statica di sé, incapace di dialogare con l’ombra e con le profondità della psiche.
La flessibilità, quindi, non è debolezza, ma saggezza: è l’accettazione dell’incontro con l’inatteso, la capacità di lasciare che il vento scompigli le certezze per far emergere una nuova consapevolezza. Solo chi sa piegarsi, chi sa ascoltare la voce dell’anima senza timore di perdere il controllo, può davvero attraversare il vento senza essere spezzato.
In parole povere...
Pensa alla vita come a una giornata ventosa. Se fai il figo e ti impunti con te stesso pensando 'Io sto dritto, non mi muovo di un millimetro!', il vento ti prende in pieno e ti ribalta come un ombrello rotto. Fine della storia.
Invece, se impari a piegarti un po’, a muoverti con il vento invece che contro di lui, magari ti spettina, ma almeno non ti spezza. È come nei film di arti marziali: il maestro zen non blocca il colpo con la forza bruta, lo schiva con stile.
Quindi, la morale è questa: meno resistenza da muro di cemento, più elasticità da canna di bambù. Così sopravvivi e magari riesci anche a sorridere dei guai passati!