Alcune frasi che hanno un significato simile al famoso detto “Il bue che dice cornuto all’asino” (leggi qui il significato):
“Da che pulpito viene la predica!”
“Il ladro che grida al ladro.”
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra.”
“Vedi la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel tuo.”
“Chi disprezza compra.”
“Il medico che non cura se stesso.”
“Predica bene e razzola male.”
“La volpe che accusa il lupo di essere furbo.”
“La pentola che dice alla padella di essere troppo nera.“
“L’ombrello che critica il cappello per essere troppo ingombrante.“
“Il serpente che dice all’anguilla di strisciare troppo.”
“Il gatto che rimprovera il cane perché perde troppo pelo.”
“La zanzara che dice al tafano di essere fastidioso.”
“Il gufo che dice alla civetta di fare troppe nottate.”
Spunti di riflessione
Il concetto del “bue che dice cornuto all’asino” ci ricorda quanto siamo tutti esperti a dare lezioni, finché non ci guardiamo allo specchio. È come quando qualcuno che ha appena finito di mangiare una pizza intera si mette a criticare la dieta dell’amico, che ha appena mangiato una mela. ‘Ma come fai a mangiare così? È un sacrilegio!’ – mentre tu, con un pezzo di formaggio che si è già attaccato ai denti, fai la parte del moralista.
In fondo, è sempre più facile vedere i difetti degli altri piuttosto che ammettere che magari, nella nostra piccola giungla di contraddizioni, siamo anche noi un po’ cornuti. La verità è che viviamo in un mondo dove il ‘perfezionista’ spesso è il più impreciso, il ‘sostenibile’ è il più inquinante, e il ‘giusto’ è spesso solo il più abile a evitare gli specchi.”
Siamo tutti un po’ così: il bue che indica l’asino, con la speranza che nessuno si accorga di quello che sta facendo. È un po’ come quando fai una battuta su qualcuno che sta perdendo i capelli mentre tu stai cercando di nascondere la tua calvizie sotto un cappello troppo grande. La vita è davvero un bel gioco di specchi, peccato che spesso qualcuno non sappia più quale immagine sia la sua!
Anche in politica a forza di accusare gli altri di fare il gioco sporco, alla fine non si rendono conto che la loro stessa camicia è macchiata di fango, eppure continuano a dare lezioni di pulizia a chi non ha nemmeno il lusso di avere un’asciugamano per pulirsi.
È un po’ come se la politica avesse un’intera squadra di “buoi” che si scambiano il cappello da moralizzatori, ma nessuno di loro ha mai visto una corruzione così lucida come quella che scivola sotto i tappeti rossi dei loro uffici. E mentre alziamo la voce per chiedere giustizia, loro continuano a guardarsi l’un l’altro, facendo finta di non vedere nulla— ma sempre con un sorriso da “buoni samaritani”. A forza di fare la morale, rischiano di dimenticare che, alla fine, sono tutti nella stessa stalla.
Chi si siede sul trono dell’arroganza dimentica facilmente che, quando si solleva la testa per guardare gli altri dall’alto, il proprio capo è già sotto il giogo di chi lo precede. Un bel circolo vizioso… che nessuno sembra voler fermare!
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