La frase del giorno della tradizione buddista è:
Che tutte le cose, compresi gli esseri umani, trasmigrino senza inizio e senza fine significa che la nostra esistenza si sta dispiegando all’infinito e che fondamentalmente la nostra natura è radicata nel nulla (mu). Per questo motivo, la nostra esistenza è di impermanenza, sorge e perisce momento per momento. – Kondō Tesshō.
Spunti di riflessione
Questa citazione di Kondō Tesshō tocca il cuore di un concetto centrale nel buddismo: l’impermanenza e la natura vuota (mu) dell’esistenza. Riflette sul fatto che tutto ciò che esiste, inclusi gli esseri umani, è soggetto a un ciclo continuo di nascita e morte, trasformazione e cambiamento. Questo ciclo non ha un inizio definito né una fine, ma si dispiega costantemente nel tempo, come un flusso eterno.
Quando Tesshō parla della “nostra esistenza che si sta dispiegando all’infinito”, si riferisce alla natura dinamica e mutevole della vita. Nulla è fisso o permanente: non solo gli oggetti, ma anche le nostre identità, i nostri pensieri e le nostre emozioni sono in costante evoluzione. In ogni istante, qualcosa sorge e qualcos’altro perisce. La vita non è un’entità stabile, ma un fluire continuo di momenti.
L’aspetto forse più profondo di questa riflessione è l’idea che “la nostra natura è radicata nel nulla (mu)”. Nel buddismo, il concetto di “mu” o “vuoto” non significa l’assenza totale, ma piuttosto l’assenza di un sé permanente e intrinseco. Le cose esistono, ma non in modo indipendente; esse sorgono in interdipendenza con tutto il resto. La nostra identità non è un’entità fissa, ma si costituisce e si dissolve continuamente in relazione a tutto ciò che ci circonda.
L’impermanenza non è qualcosa da temere, ma da comprendere e accettare come parte della condizione umana. È nella consapevolezza dell’impermanenza che possiamo trovare pace e libertà, poiché ci libera dall’attaccamento a ciò che è temporaneo e ci invita a vivere pienamente nel presente. In questo senso, Tesshō ci suggerisce che abbracciare il nulla, il vuoto, non è un atto di rinuncia, ma di saggezza profonda. Comprendere che siamo radicati in questa natura vuota ci permette di affrontare la vita con apertura e flessibilità, accettando il continuo cambiamento con serenità e gratitudine.
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