Destino o libero arbitrio? L’essere umano può scegliere? Sono domande che rappresentano dei veri dilemmi e che sono state trattate da più punti di vista dai filosofi, saggi e maestri spirituali.
Ma in definitiva qual’è la sintesi che concilia queste due opzioni? Che ruolo hanno nella vita degli uomini?
Ecco come rispondono due grandi Maestri spirituali.
Karma e Grazia divina secondo Sri Aurobindo e Sri Ramakrishna
“Sri Aurobindo credeva fermamente nella grazia divina: ‘Il destino in senso rigido si applica solo all’essere esterno fintanto che vive nell’Ignoranza. … Ma non appena si entra nel sentiero della vita spirituale, questo vecchio destino predeterminato comincia a recedere. Arriva un nuovo fattore, la Grazia Divina, l’aiuto di una Forza Divina superiore diversa dalla forza del karma , che può elevare il sadhaka oltre le possibilità presenti della sua natura. Il proprio destino spirituale è allora l’elezione divina che assicura il futuro».
La stessa visione del karma e della grazia è espressa da Sri Ramakrishna attraverso l’esempio di una mucca legata a un palo da una corda. La libertà di movimento della vacca è limitata al cerchio di spazio determinato dalla lunghezza della fune. Allo stesso modo, una persona comune è vincolata dal proprio karma, che limita la propria libertà come la fune nel caso della mucca.
Sri Ramakrishna ha anche aggiunto a questo esempio che quando una persona si rivolge a Dio e alla pratica spirituale, la lunghezza della fune del karma aumenta; in altre parole, la propria libertà aumenta in proporzione al proprio progresso spirituale e all’azione della grazia divina.
Conclusione: la filosofia del Vedanta riconosce che sia il determinismo che il libero arbitrio sono applicabili agli esseri umani e che quanto siamo legati o quanto liberi dipende dalla nostra consapevolezza spirituale. Se non siamo consapevoli del nostro Sé spirituale e non sappiamo come distinguerci dai movimenti della nostra natura, saremo spinti all’azione da desideri ed emozioni, saremo sopraffatti dalla gioia e dal dolore, dalle conseguenze del successo e del fallimento in azione. D’altra parte, se siamo consapevoli dei movimenti della natura – desideri ed emozioni – dentro di noi e possiamo distinguerci da essi, saremo in grado di avere il controllo sulla natura ed esercitare il libero arbitrio. Il modo ideale per raggiungere la libertà è offrire ogni azione a Dio e lasciare i risultati nelle mani di Dio. Nelle parole della Gita: “Avendo abbandonato l’attaccamento, chi agisce dedicando le sue azioni al Brahman non è macchiato dal peccato”.
(Fonte: Free Will and Determinism in Vedanta)
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