Credo che l’empatia sia la qualità più essenziale della civiltà.” – Roger Ebert
Cos’è l’empatia?
Il termine “empatia” è usato per descrivere un’ampia gamma di esperienze. I ricercatori che indagano la psiche umana, generalmente definiscono l’empatia come la capacità di percepire le emozioni degli altri, unita alla capacità di immaginare ciò che qualcun altro potrebbe pensare o provare.
Gli studiosi contemporanei spesso distinguono due tipi di empatia: “empatia affettiva” si riferisce alle sensazioni e ai sentimenti che otteniamo in risposta alle emozioni degli altri; questo può includere rispecchiare ciò che quella persona sta provando, o semplicemente sentirsi stressati quando rileviamo la paura o l’ansia di un altro.
“Empatia cognitiva”, a volte chiamata “presa di prospettiva”, si riferisce alla nostra capacità di identificare e comprendere le emozioni delle altre persone.
L’empatia sembra avere radici profonde nel nostro cervello, nel nostro corpo e nella nostra storia evolutiva. Forme elementari di empatia sono state osservate nei nostri parenti primati, nei cani e persino nei ratti. L’empatia è stata associata a due diversi percorsi nel cervello e gli scienziati hanno ipotizzato che alcuni aspetti dell’empatia possano essere ricondotti ai neuroni specchio, cellule del cervello che si attivano quando osserviamo qualcun altro eseguire un’azione, più o meno allo stesso modo in cui si attiverebbero se avessimo eseguito noi stessi quell’azione. La ricerca ha anche scoperto prove di una base genetica per l’empatia, sebbene gli studi suggeriscano che le persone possono migliorare (o limitare) le proprie capacità empatiche naturali.
Avere empatia non significa necessariamente che vorremo aiutare qualcuno che ha bisogno, anche se spesso è un primo passo fondamentale verso un’azione compassionevole.
(Tratto da greatergood.berkeley.edu)
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.