“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”
– Luigi Pirandello, ‘Sei personaggi in cerca d’autore; Enrico IV’
Spunti di riflessione
Pirandello, attraverso il personaggio di una sua opera, fa riflettere sulla vera natura delle nostre percezioni: ognuno di noi porta dentro di sé un “mondo di cose”, un insieme unico di esperienze, valori, e punti di vista che influenzano la nostra comprensione del mondo.
Quando comunichiamo con gli altri, tendiamo a esprimere le nostre idee, emozioni e concetti utilizzando le parole e i simboli che hanno un significato specifico per noi, basato sulla nostra personale esperienza e interpretazione del mondo. Tuttavia, il destinatario del nostro messaggio interpreta quelle parole e quei simboli attraverso la lente del suo proprio “mondo di cose”, che potrebbe essere radicalmente diverso dal nostro.
Questa discrepanza tra il significato che attribuiamo alle nostre parole e il modo in cui vengono interpretate dagli altri può condurre a fraintendimenti e mancanza di comunicazione efficace. Nonostante i nostri sforzi per essere chiari e precisi nella nostra comunicazione, è inevitabile che il nostro messaggio venga filtrato attraverso la soggettività e la prospettiva unica del destinatario.
Quello delle maschere della personalità e della frammentarietà dell’io è un tema molto caro a Pirandello, che infatti, ci fa notare come crediamo di capirci reciprocamente, ma la nostra comprensione rimane limitata dalla nostra personale esperienza del mondo. Il punto di partenza per capire noi stessi e il mondo circostante è prendere atto di questa nostra condizione umana.