Proponiamo dei punti chiave del libro “Come la pioggia prima di cadere” di Salvatore Brizzi, Antipodi Edizioni.

In questo libro Salvatore Brizzi sintetizza il percorso di realizzazione finale dell’essere umano verso l’Uno (Brahman o Assoluto), traducendo in parole accessibili il pensiero della tradizione Advaita Vedanta (non-dualità).

L’essere umano

L’essere umano, come dice l’espressione stessa, è l’essere in forma umana. L’uomo riveste un’importanza cosmica, in quanto consente all’essere di divenire consapevole di sé. Esiste solo l’essere, ma nella forma umana esso raggiunge l’apice della sua manifestazione; nella sua forma umana l’essere finalmente sa di essere, mentre nella sua forma di albero l’essere non sa di esistere, ossia non diventa esserci (=Dasein), perché l’albero non si è mai separato dall’essere e non lo ha visto “dall’esterno” come un soggetto che guarda un oggetto.

Concentrarsi sulla sensazione interna di esserci è il mezzo per arrivare all’essere. Quando l’esserci diventa l’essere, ci accorgiamo che non ha nemmeno più senso definirlo consapevolezza, poiché esce da qualunque possibile categorizzazione.

Dapprima l’essere diventa esserci dentro una forma umana (la caduta), poi l’esserci deve liberarsi da se stesso, dalla sua sensazione di essere qualcuno, per tornare a essere l’essere primordiale (la risalita). Se comprendiamo come ha fatto l’essere a “cadere” nell’esserci, in una forma umana, allora possiamo comprendere come uscire da questa indecorosa situazione e tornare a identificarci con l’essere.

L’essere è stato attratto da ciò che accadeva nella materia, prima nel mondo minerale, poi in quello vegetale, poi nell’animale… e infine nel regno umano. L’essere si è progressivamente “distratto da sé” per identificarsi sempre di più in un corpo umano. La sua attenzione è stat distratta e condotta verso gli accadimenti materiali. Le vibrazioni del corpo fisico e del corpo emotivo dell’uomo emotivo hanno catturato l’attenzione dell’essere e l’hanno intrappolata dentro i confini del corpo. Ecco che nella dualità io/il mondo, si è creato l’ambiente adatto allo sviluppo della consapevolezza. […]

Il centro

L’io cosciente si pone al centro dell’esperienza dell’universo, al centro dell’essere. Il risultato è che avete la strana sensazione di non essere dappertutto, ma solo in un dato luogo, e di percepire il mondo dalla prospettiva di quel luogo. Non avete forse tutti quanti la sensazione di essere al centro dell’universo e che l’universo ruoti intorno a voi, cioè intorno alla vostra macchina biologica?

Osservate bene: voi siete un io dentro un corpo e gli altri si avvicinano e si allontanano da voi. Non vi appare strano? Quando realizzate il Sé vi rendete conto di quanto sia limitata e bizzarra questa prospettiva. Il film The Truman Show illustra splendidamente la situazione vissuta da ciascun essere umano. Indentificandosi con una macchina biologica l’essere osserva l’universo da un punto di vista molto particolare; non vede il mondo in sé, ma un solo mondo, quello proiettato da una particolare macchina biologica in particolare luogo.

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Quando l’indagine fa scomparire l’io illusorio, la consapevolezza perde la sua “località”, diviene non-locale, pur continuando a vedere il mondo dalla stessa macchina biologica umana di prima.

La rinuncia

L’attività più difficile per un cercatore della verità – un vero filosofo – è rinunciare alla ricerca; eppure è solo grazie a quest’atto di rinuncia che si manifesta la verità autoconsapevole. Prova a chiederti onestamente: “Come mi sentirei, se dovessi rinunciare da oggi a qualunque attività orientata all’illuminazione?”. Sarebbe impossibile, vero?

Qualunque tentativo nella direzione dell’illuminazione, compresa la rinuncia stessa, presuppone sempre un io che vuole ottenere qualcosa. Il voler ottenere qualcosa nel futuro e, quindi, la non accettazione della situazione presente, presuppongono sempre un io alla base. L’io è fatto di non accettazione. Se vuoi l’illuminazione significa che non accetti quello che hai qui-e-ora. Rinunciare significherebbe accettare finalmente quello che hai qui-e-ora. Ma se rinunci per ottenere l’illuminazione, vuol dire che non accetti quello che hai qui-e-ora. In pratica, sia il fare che il non fare tengono in vita il tuo io. Qualunque cosa decidi di fare, sbagli. E’ una situazione senza via d’uscita. […]

L’amore e la pace

Tutte le persone cercano, ognuna a modo suo, amore e pace interiore. Qualcuno le cerca combattendo su un campo di battaglia, qualcuno nel creare un’azienda di successo e qualcuno facendo meditazione. Ma il principio resta lo stesso: tutti cercano amore e pace nel futuro, in una imprecisata data, che non è oggi. Il punto che sfugge alla maggior parte delle persone è che amore e pace non sono l’obiettivo da raggiungere, bensì la sostanza da cui parte la ricerca. Alla base del pensiero che cerca amore e pace, c’è già amore e pace, perché questa è la sostanza di cui il pensiero stesso è costituito. L’io cerca amore e pace – poiché ogni ricerca può non che partire da un io – è esso stesso fatto di amore e pace, perché ogni cosa è fatta di amore e pace, perché in realtà esistono solo amore e pace, dovunque guardiamo, sia all’interno che all’esterno.

Per l’io illusorio e temporaneo, amore e pace sono oggetto di ricerca, mentre per il Sé ci sono solo amore e pace. Tutto ciò che viene ottenuto da un’entità illusoria e temporanea, non può che essere illusorio e temporaneo. A tutti succede infatti di sperimentare momenti di felicità che sono chiaramente illusori, ossia non radicati nella verità, perché legati a persone e situazioni che se ne andranno così come sono arrivati. […]

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Come si estingue l’io illusorio?

Attraverso l’indagine approfondita e prolungata nel tempo, ossia indagando cosa è l’io, cosa è quella sensazione di esserci che chiami con troppa disinvoltura e superficialità “io”.

La meditazione

[…] Un aspetto indispensabile nella filosofia della non-dualità è la capacità di indagare il proprio stesso io. Risulta però ovvio che se tu non sei ancora in grado di tenere la coscienza ferma e concentrata sulla sensazione di esserci (l’autentico io, appunto), non sei cioè in grado di “ricordarti di te”, come direbbe Gurdjieff, o ricordarti che “tu sei Quello”, come direbbe Nisargadatta, allora è necessario che pratichi una qualche forma di meditazione, non per illuminarti, bensì con il fine di acquisire o affinare tale capacità. Se infatti non sei in grado di tenere a bada la mente, non ti puoi ricordare di te, ossia non puoi restare fermo nel tuo esserci; e se non puoi indagare l’esserci individuale, non puoi nemmeno realizzare l’essere assoluto. Come ho già detto, se la coscienza di sé non è mai presente, la coscienza del Sé non può rivelarsi.

Il maestro

Il maestro è la vita stessa che si muove in un flusso continuo, creando le condizioni migliori per la tua evoluzione. La vita di fa leggere i libri giusti e ti fa incontrare i personaggi giusti, affinché tu possa compiere il prossimo passo del tuo (illusorio) cammino di “ritorno a casa del Padre”. Per poter pensare questo, devi entrare in uno stato di fiducia verso l’intelligenza della vita. Chi non si fida dell’essere, andrà effettivamente incontro a episodi che poi interpreterà come gli errori della sua vita.

Risveglio e illuminazione

Nell’addormentamento della coscienza – ossia, quando il Sé si identifica nella macchina biologica – tu credi di essere un apparato psicofisico; un corpo con una mente dentro. Inoltre credi che la mente sia collocata dentro il cervello e originata (non si sa in che modo) da esso. Quando il corpo si muove o la mente pensa, ne deduci, erroneamente, che sei stato tua a voler pensare a volere muoverti. In questo stato di addormentamento mente, corpo e conscienza di sé sono ancora tutt’uno. Nel risveglio invece ti identifichi con quello che di norma viene chiamato “testimone”, la presenza consapevole, l’esserci, l’io. Non ti percepisci più come un apparato psicofisico che pensa e si muove, bensì come il testimone dell’apparato psicofisico, cioè la coscienza di sé. Non ti percepisci più come corpo+pensieri, ma come l’anima autoconsapevole. Tuttavia nel risveglio ti senti ancora distinto da ciò che ti circonda e separato dagli altri.

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L’autoindagine infatti non deve arrestarsi a questa fase, ma continuare fino a realizzare che la coscienza costituisce la sostanza stessa di tutta la realtà: tutta la realtà è fatta di coscienza, tutta la realtà è fatta di “me”. Lo stesso corpo e la stessa mente sono costituiti di consapevolezza, cioè di “me”.

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L’alterità

Esiste davvero qualcos’altro nell’universo che si colloca al di là dell’essere primario, fondamentale e supremo? In altre parole, esiste qualcos’altro oltre al Sé? Esiste qualcosa di diverso dalla vostra consapevolezza? Questo dovete stabilirlo immediatamente, perché la risposta a questo interrogativo condiziona il vostro atteggiamento verso l’illuminazione. Se tu e la consapevolezza che vuoi ottenere, siete due entità diverse, allora la situazione si complica.

La consapevolezza del Sé si trova in un posto differente rispetto a dove ti trovi tu in questo istante? Essa coincide con lo spazio fisico che stai occupando in questo momento oppure è da un’altra parte? Perché, se si trova da un’altra parte, allora devi fare qualcosa per raggiungerla, in caso contrario devi solo stare fermo dove sei.

La consapevolezza del Sé esiste già in questo momento oppure può essere realizzata solo in un altro momento nel futuro? Per ottenerla devi diventare qualcosa di diverso rispetto a ciò che sei adesso, per cui ti occorre del tempo per compiere questa trasformazione? Se la risposta a queste domande è sempre sì, allora ha senso voler ottenere l’illuminazione e portare avanti una pratica con questo fine, altrimenti il concetto stesso di “ricerca del Sé”, risulta privo di senso. Chi si vuole illuminare sta facendo qualcosa di intelligente solo se partiamo dal presupposto che il Sé, l’essere, Dio… o qualunque termine vuoi adoperare per definire questa “cosa”, sono “altro da te”, ossia qualcosa di diverso rispetto a ciò che sei tu adesso e rispetto a dove sei tu adesso.

Ma se l’essere primario, fondamentale e supremo è, per definizione, ciò che sei già, allora sei senza speranza, ossia non c’è né spazio né tempo per sperare in un cambiamento futuro. Preso atto di questa situazione paradossale, in te dovrebbe avvenire un’intuizione della verità. O accade o non accade.

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