Che cos’è la coscienza secondo Nisargadatta Maharaj.

Estratto dal libro di Balsekar RameshNessuno nasce, nessuno muore – Insegnamenti di Nisargadatta Maharaj’.

La coscienza, l’unico “capitale”

Maharaj spesso afferma che la coscienza è il solo “capitale” con cui nasce un essere senziente. Questa, egli dice, è la situazione apparente. La vera situazione, comunque, è che ciò che nasce è la coscienza, che ha bisogno di un organismo per manifestarsi, e quell’organismo è il corpo fisico.

Che cosa dà la capacità senziente – la capacità di provare sensazioni, di rispondere agli stimoli – a un essere senziente? Cos’è che distingue una persona viva da una morta? E’, naturalmente, il senso di esistere, sapere di essere presenti, la coscienza, lo spirito che anima la struttura fisica del corpo.

In effetti è la coscienza che si manifesta in forme individuali e dà loro un’esistenza apparente. Negli esseri umani, attraverso tale manifestazione, sorge il concetto di un “io” separato. In ogni individuo l’Assoluto si riflette come consapevolezza e così la pura Consapevolezza diventa consapevolezza di sé, o coscienza.

L’universo oggettivo è in continuo fluire, proiettando e dissolvendo innumerevoli forme. Ogni qual volta una forma viene creata e infusa di vita (Prana), la coscienza (Chetana) appare, simultaneamente e automaticamente, come riflesso della Consapevolezza Assoluta nella materia. Si deve chiaramente comprendere che la coscienza è un riflesso dell’Assoluto sulla superficie della materia e ciò provoca un senso di dualità. A differenza di essa, la pura Consapevolezza, lo stato assoluto, è senza inizio e senza fine, senza la necessità di alcun sostegno al di fuori di se stessa. La Consapevolezza diventa coscienza soltanto quando ha un oggetto su cui riflettersi. Tra la pura Consapevolezza e la consapevolezza riflessa come coscienza, dice Maharaj, c’è una frattura che la mente non può attraversare. Il riflesso del sole in una goccia di rugiada non è il sole!

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La coscienza manifesta è vincolata nel tempo, in quanto scompare non appena la struttura fisica in cui abita giunge a termine. Tuttavia, secondo Maharaj, è il solo “capitale” con cui nasce un essere senziente. E poiché la coscienza manifesta è la sua sola connessione con l’Assoluto, essa diventa il solo strumento per mezzo del quale l’essere senziente può sperare di ottenere una illusoria liberazione dall'”individuo” che egli crede di essere. Per mezzo dell’unione con la sua coscienza e considerandola l’Atma, il suo Dio, egli può sperare di conseguire ciò che ritiene non conseguibile.

Che cos’è la sostanza effettiva di questa coscienza animante?

Ovviamente, deve essere la materia fisica, perché in assenza della forma fisica non può sopravvivere. La coscienza manifesta può esistere soltanto sino a che la sua dimora, il corpo, viene mantenuto in buona e abitabile condizione. Sebbene la coscienza sia un riflesso dell’Assoluto, essa è limitata nel tempo e può essere sostenuta soltanto dal cibo materiale, che comprende i cinque elementi di cui è costituito il corpo fisico. La coscienza risiede in un corpo sano e lo abbandona quando questo è rovinato e moribondo.

Gli stati della coscienza ordinaria

Maharaj dice spesso che possiamo osservare la natura e la funzione della coscienza nella nostra routine giornaliera degli stati di sonno, sogno e veglia. Nel sonno profondo la coscienza si ritira in uno stato, per così dire, di riposo. Quando la coscienza è assente, non c’è il senso della propria esistenza o presenza, tantomeno dell’esistenza del mondo e dei suoi abitanti o qualunque idea di schiavitù e liberazione. Questo è dovuto al fatto che lo stesso concetto di “io” è assente.

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Nello stato di sogno un granello di coscienza comincia a muoversi – uno non è ancora pienamente sveglio – e quindi, in una frazione di secondo, in quel granello di coscienza viene creato un intero mondo di montagne, valli, fiumi e laghi, città e villaggi, con edifici e persone di varie età, incluso il sognatore stesso e, ciò che è più importante, il sognatore non ha controllo su ciò che le figure sognate stanno facendo. In altre parole, in una frazione di secondo viene creato un nuovo mondo vivente, fabbricato dalla memoria e dall’immaginazione, semplicemente per mezzo di un singolo movimento in quel granello di coscienza. Immaginate, perciò, dice Maharaj, lo straordinario potere di questa coscienza, un semplice granello della quale può contenere e proiettare un intero universo. Quando il sognatore si risveglia, il mondo del sogno e le figure sognate scompaiono.

Nessuno Nasce, Nessuno Muore
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Che cosa accade quando il sonno profondo così come lo stato di sogno sono finiti e la coscienza appare di nuovo?

Il senso immediato, a quel punto, è quello di esistenza e presenza, non presenza di “me”, ma la presenza come tale. Presto, comunque, la mente prende il sopravvento e crea l'”io”, come concetto e consapevolezza del corpo.

Maharaj ci dice ripetutamente che siamo così abituati a pensare a noi stessi come a corpi aventi coscienza che troviamo molto difficile accettare o persino comprendere la vera situazione. In effetti è la coscienza che si manifesta in innumerevoli corpi. E’ perciò essenziale arrivare a percepire che la nascita e la morte non sono altro che l’inizio e la fine di un flusso di movimenti nella coscienza, interpretati come eventi nello spazio-tempo. Se possiamo realizzare questo, realizzeremo anche che nel nostro primitivo stato originale siamo puro essere-consapevolezza-beatitudine e che quando veniamo in contatto con la coscienza, siamo soltanto la testimonianza (totalmente separati) dei vari movimenti nella coscienza. Questo è un fatto indiscutibile, perché ovviamente non possiamo essere ciò che percepiamo: colui che percepisce dev’essere differente da ciò che viene percepito.

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