Un passo falso insegna al piede dove non andare. Due passi falsi creano una danza nuova. Chi teme l’errore, resta
immobile. Chi ci inciampa con grazia, finisce per inventare il passo successivo. La verità è che l’errore non è un muro, ma una porta mal verniciata: spingila abbastanza volte, e magari si apre sul ‘giardino delle idee.’ Morale: sbagliare non è solo umano, è creativo. A volte, inciampando, si scopre un ritmo che prima non esisteva, una visione che non si aveva. – Lao Zen Scacciapensieri

Spunti di riflessione del 15 aprile del maestro Lao Zen Scacciapensieri
Il passo falso non è una catastrofe, è solo il modo che il piede ha di dire: ‘Ops, da qui forse meglio di no.’ Ma attenzione: due passi falsi di fila possono trasformarsi in una coreografia del tutto nuova. E chi resta immobile per paura di sbagliare, finisce per diventare parte dell’arredamento: elegante forse, ma utile quanto un vaso vuoto.
L’errore, a ben guardarlo, non è questo muro invalicabile che ci raccontano fin da piccoli. No, è più simile a una porta mal verniciata. Cede, cigola, si incastra… ma se insisti – con gentile ostinazione o con il gomito se serve – magari si apre. E dietro ci trovi il ‘giardino delle idee’: un posto dove l’aria è fresca e ogni inciampo diventa seme.
In fondo, sbagliare non è solo umano, è profondamente creativo. È dagli errori più grossolani che qualcuno ha inventato qualcosa di geniale, qualcun altro ha capito qual era la sua strada e qualcuno ha pure trovato una fortuna inaspettata. E quando impari a cadere con un certo stile, scopri che anche la goffaggine può avere un ritmo. Che la visione non sempre nasce dalla chiarezza, ma a volte da una bella confusione ben accolta.
Quindi sì: onore all’errore. Non come punizione, ma come possibilità. Perché a forza di inciampare, magari trovi il tuo passo. E ti accorgi che non era sbagliato: era solo tuo.
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