La distrazione neurologica è dovuta a come il cervello gestisce l’enorme quantità di informazioni che riceve dall’ambiente circostante. Il nostro cervello è costantemente bombardato da stimoli visivi, uditivi, tattili e altro ancora. Per funzionare efficacemente, deve selezionare quali di questi stimoli sono importanti e quali possono essere ignorati. Questo processo di selezione e filtraggio è fondamentale per mantenere l’attenzione su un compito specifico, ma può anche portare alla distrazione.
Dal punto di vista neurologico, la distrazione avviene quando il cervello non riesce a mantenere o a modulare adeguatamente l’attenzione su un determinato stimolo, spostandosi invece su altri stimoli presenti nell’ambiente. Questo può accadere per vari motivi:
- Competenze cognitive in competizione: il cervello è diviso in aree specializzate che gestiscono diversi tipi di informazioni e compiti. Ad esempio, un’area potrebbe essere responsabile del filtraggio dei rumori di fondo, mentre un’altra gestisce il riconoscimento visivo. Quando queste aree lavorano contemporaneamente su compiti che competono per l’attenzione, può essere difficile per il cervello mantenere la concentrazione su un solo stimolo.
- Interferenze esterne: gli stimoli esterni, come un rumore improvviso o un movimento nella nostra visione periferica, possono attivare automaticamente i sistemi di attenzione del cervello, deviando la nostra concentrazione dal compito principale.
- Processi interni: pensieri intrusivi, emozioni o preoccupazioni personali possono distogliere l’attenzione dal compito che stiamo cercando di eseguire. Questi processi interni possono richiedere risorse cognitive che altrimenti sarebbero utilizzate per mantenere l’attenzione.
- Funzione delle aree cerebrali coinvolte nell’attenzione: il solco intraparietale e la corteccia cingolata anteriore sono cruciali nella gestione dell’attenzione. Se queste aree non coordinano efficacemente le attività di filtraggio e messa a fuoco, si possono verificare distrazioni. Ad esempio, se il solco intraparietale non riesce a filtrare adeguatamente gli stimoli irrilevanti, questi possono interferire con il compito principale.
- Sovraccarico cognitivo: quando siamo sottoposti a una quantità eccessiva di stimoli o informazioni da elaborare contemporaneamente, il cervello può andare in sovraccarico. Questo sovraccarico può ridurre la nostra capacità di mantenere l’attenzione su un singolo compito, rendendoci più suscettibili alle distrazioni.
Riepilogando, la distrazione neurologica è il risultato di un complesso equilibrio tra la necessità di filtrare informazioni irrilevanti e quella di rispondere a stimoli potenzialmente importanti. Quando questo equilibrio viene alterato, sia da fattori interni che esterni, il risultato è una difficoltà nel mantenere l’attenzione, portando a distrazioni.
Studio sulla distrazione
Immagina di trovarti in un ristorante affollato, pieno di voci e rumori. Stai cercando di seguire una conversazione, ma a volte è difficile concentrarsi. Ma, sorprendentemente, questa distrazione non è necessariamente un segno di debolezza mentale. In realtà, è il risultato di un cervello altamente complesso.
Secondo uno studio recente condotto da neuroscienziati del Carney Institute for Brain Science della Brown University, il nostro cervello svolge un lavoro complicato quando si tratta di gestire l’attenzione. Gli scienziati hanno scoperto che, così come i nostri muscoli lavorano insieme per compiere un’azione fisica complessa, anche il nostro cervello coordina diverse forme di attenzione per eseguire compiti mentali sofisticati.
L’autore principale e neuroscienziato Harrison Ritz ha paragonato il processo al modo in cui gli esseri umani coordinano l’attività muscolare per svolgere compiti fisici complessi.
“Allo stesso modo in cui mettiamo insieme più di 50 muscoli per svolgere un compito fisico come usare le bacchette, il nostro studio ha scoperto che possiamo coordinare più forme diverse di attenzione per eseguire atti di destrezza mentale”, ha affermato Ritz.
Per esplorare come funziona questo meccanismo, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti allo studio di eseguire compiti cognitivi mentre veniva misurata l’attività del loro cervello con una macchina fMRI, una tecnologia che permette di osservare l’attività cerebrale in tempo reale. Durante questi compiti, i partecipanti dovevano osservare una massa di punti verdi e viola che si muovevano in direzioni e a velocità diverse. Il compito consisteva nel distinguere i colori e i movimenti dei punti, e a volte dovevano decidere quale colore predominasse tra quelli che si muovevano più velocemente.
Le due aree del cervello coinvolte nell’attenzione
I risultati dello studio hanno rivelato che due aree specifiche del cervello lavorano insieme per gestire l’attenzione: il solco intraparietale e la corteccia cingolata anteriore. Il solco intraparietale agisce come un regolatore che decide quanto dobbiamo concentrarci su certe informazioni e quanto dobbiamo filtrare ciò che è meno rilevante. La corteccia cingolata anteriore, invece, monitora ciò che accade e interviene quando nota che un compito sta diventando più difficile. Ad esempio, se il movimento dei punti rende complicato distinguere i colori, questa parte del cervello invia un segnale al solco intraparietale per filtrare meglio i movimenti e concentrarsi di più sui colori.
Questa scoperta mette in discussione l’idea comune che la mente umana sia limitata semplicemente perché non ha abbastanza capacità o potenza di calcolo. Invece, ciò che emerge è che il nostro cervello è estremamente complesso e che la difficoltà nel concentrarsi non è dovuta a una mancanza di capacità, ma piuttosto alla complessità del processo di coordinazione delle varie funzioni cognitive.
“Quando le persone parlano dei limiti della mente, spesso lo mettono in termini di ‘gli umani semplicemente non hanno la capacità mentale’ o ‘gli umani non hanno potenza di calcolo'”, ha detto Ritz. “Queste scoperte supportano una prospettiva diversa sul perché non siamo sempre concentrati. Non è che i nostri cervelli siano troppo semplici, ma piuttosto che i nostri cervelli sono davvero complicati, ed è il coordinamento che è difficile”.
Questo nuovo modo di vedere il funzionamento del cervello offre anche spunti preziosi su come migliorare la comprensione di disturbi legati all’attenzione, come l’ADHD, e potrebbe portare a sviluppi significativi nel trattamento di questi problemi.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Human Behaviour.